- IL PORTICO D’INGRESSO
Appartiene all’inizio del monachesimo dell’Abbazia di Carceri e sorge come unica porta
di accesso al monastero: è separato dalle strutture dedicate alla vita dei
monaci, ma direttamente collegato alla Foresteria. Il portico, costruito dagli
Agostiniani, è un edificio a pianta rettangolare, sottoposto a continui
rimaneggiamenti. È costituito da un arco a fornice a sesto ribassato, che
durante la notte veniva sbarrato da un pesante portone. Sopra si apre una loggetta a
quattro archi e nella parte più alta fa bella vista una serie di merli a “coda di
rondine“ , costruiti dai Conti Carminati a scopo ornamentale. Di fianco all’ingresso,
si eleva alta e leggera la torre di guardia abbellita da un piccolo portico
ornamentale. Adiacente alla torre si trovava l’abitazione del Padre Foresterario
collegata, attraverso un porticato, alla Foresteria, struttura adibita all’accoglienza
e all’ospitalità di pellegrini di passaggio o di ospiti permanenti. Dal 14
giugno 2015 la casa del Padre Foresterario è stata completamente restaurata e
resa la sede del Centro di Spiritualità Scout, con lo scopo di formare ed
educare alla fede i gruppi Scout della Regione Veneto.
- LA FORESTERIA
La struttura sobria e armoniosa della costruzione appare adatta a documentare
l’esercizio dell’ospitalità curata dai Monaci come prescritto dal capitolo 53
della Regola di San Benedetto, nel quale egli delinea il rito dell’accoglienza e
raccomanda una cura particolare per gli ospiti poveri e per i pellegrini. È un
edificio imponente, architettonicamente parlando, il più bello e armonioso di tutta
la struttura Abbaziale. Il piano terra, costruito dai Monaci Agostiniani verso il
1200, con circa mille metri quadrati di superficie era lo spazio adibito ai servizi di
accoglienza e ospitalità. Con l’avvento dei Monaci Camaldolesi la Foresteria
fu elevata di un piano, poggiando, sui muri centrali del piano terra, possenti
colonne in muratura che sostengono la struttura del tetto, attualmente completamente
ristrutturato.
- LA RESIDENZA ABBAZIALE
Procedendo verso la Chiesa, a destra della facciata, si trova il palazzo canonicale.
Riassume fra le sue mura le vicende dell’Abbazia, anche perché la sua struttura
risulta stravolta dagli eventi succedutesi nel tempo. Attualmente è sede della
canonica Parrocchiale. La villa, costruita dai Monaci Agostiniani come residenza del
Padre Superiore, poi, con i Camaldolesi diventa sede dell’Abbazia Camaldolese. Nel
1690 l’Abbazia viene trasformata in una imponente azienda agricola e la villa assume
il ruolo di residenza della nobile famiglia dei Conti Carminati. Oggi, dopo gli
interventi per il restauro del tetto e del piano terra, è diventata canonica
Parrocchiale. All’esterno, sulla facciata, oltre allo stemma dei Camaldolesi, appare
anche quello dei Conti Carminati, un’aquila a due teste sopra un carro agricolo colmo
di spighe, indice della trasformazione del monastero in azienda agricola.
- LA CHIESA: LA FACCIATA
Uscendo dal palazzo canonicale si impone allo sguardo la facciata della Chiesa nella
sua maestosa armonia. Le statue, situate in alto sopra il timpano, raffigurano Dio
Padre, Maria e l’arcangelo Gabriele nel momento dell’Annunciazione. Chiunque,
varcato il portico d’entrata, può intuire a chi era dedicato il sito
religioso. La facciata attuale è la terza, risulta da un restauro ad opera
dei Monaci Camaldolesi dell’anno 1686 “meliori culto exornata”, come si vede dalla
lapide sopra l’ingresso.
Presenta una ricca trabeazione che si articola in due
ordini. In quello superiore si possono ammirare rigonfiamenti e scanalature
intercalate da nicchie, che ospitano le statue di San Pietro e San Paolo. Sui lati
esterni le statue di San Benedetto, fondatore dell’Ordine dei Benedettini, e San
Romualdo fondatore dell’Ordine dei Camaldolesi.
- LA CHIESA: L’INTERNO
La Chiesa, fin dall’origine, ha funzione monastica, ma rimane collocata esternamente
ai chiostri, tanto da essere facilmente raggiungibile sia dai Monaci che dai
pellegrini.
L’attuale Chiesa è opera dei Camaldolesi, sui resti della chiesa
Portuense e di quella a tre navate, tutte e due incendiate. Nel 1686 viene consacrata
dal Vescovo di Padova San Gregorio Barbarigo, è costruita su pianta
rettangolare con angoli smussati che rendono l’unica navata di forma ellissoidale. Il
soffitto si alza a vela e tre ordini di finestre consentono una gradevole luminosit
à. Entrando, le tre cappelle di destra raffigurano l’altare
di Sant’Isidoro, l’altare con la recente immagine della Madonna e l’altare con la
pala della Crocifissione, attribuita alla scuola di Guido Reni. Sul lato sinistro, si
trovano gli altari di Santa Lucia con Sant’Antonio da Padova, l’altare di San Bellino
Vescovo di Padova e l’altare di San Romualdo, fondatore dell’Ordine dei Camaldolesi.
Percorsa la navata si accede ad una delle parti rimaste dopo gli incendi delle chiese
precedenti, Portuense e Camaldolese, ora adibita a Presbiterio. Nelle pareti laterali
appaiono due lunette dipinte, sulla destra il trasporto della salma di San Teobaldo
all’Abbazia della Vangadizza, sulla sinistra la rappresentazione di un ferito soccorso
dal buon Samaritano che potrebbe essere San Romualdo. Al di là del
Presbiterio rimane il Coro della seconda chiesa. È privo dei pregevoli stalli
che, venduti nel periodo dei Conti Carminati, si trovano, ora, nel Duomo di Chioggia e
nel Palazzo Ducale di Venezia. Sopra la trabeazione
del Coro è posto un quadro raffigurante l’Annunciazione, opera di notevole
valore di Luca da Reggio della scuola di Guido Reni.
- IL BATTISTERO
È l’unica torre d’angolo rimasta del Chiostro Romanico, tutte le immagini
rappresentate sulle pareti sono pagine della Bibbia. Ora il locale è adibito
a fonte battesimale con una bella vasca ottagonale al centro. Il Battistero, con il
Presbiterio, il Coro e una parte del campanile, appartiene ai resti salvati
dall’incendio del 1242, al tempo degli Agostiniani e restaurati con la chiesa a tre
navate. L’interno, con volta a crociera, conserva nelle quattro pareti degli affreschi
che possono sembrare stilisticamente differenti ma in realtà fanno tutti parte
del periodo Camaldolese. Di fronte all’entrata l’Annunciazione, sulla destra la
Crocifissione, sulla sinistra lo splendore della Pentecoste, e sopra la porta
d’ingresso si può ammirare la Resurrezione. Tutti gli affreschi sono collegati
al centro della volta dove è rappresentato Dio Padre.
- IL CHIOSTRINO ROMANICO
Il Chiostrino Romanico appartiene alla fase
costruttiva dei primi Padri Agostiniani.
Rimane solamente un lato, ma sufficiente per
farci capire come doveva essere
l’insieme: uno dei più belli del Veneto e
probabilmente anche unico nel suo genere per
l’epoca e per lo stile. Il chiostrino è costituito da 24 colonnine
monolitiche
l'epoca e per lo stile. Il chiostrino è
costituito da 24 colonnine monolitiche
in marmo rosso di Verona, variamente
abbinate e composite, che sostengono altrettanti
capitelli e archetti, tanto da formare una
struttura graziosa e leggera alla vista,
ma solida tanto da sostenere una parete in
muratura massiccia e pesante. Il posto,
almeno per i Monaci Agostiniani,
rappresentava il Chiostro Silente, con al centro del
rombo il lavabo, che univa il Refettorio
alla Chiesa. Oggi, al posto del lavabo, una
fontana in marmo rosso di Verona.
- IL CHIOSTRO RINASCIMENTALE
È adiacente a quel che resta del Chiostro Romanico e viene costruito verso la
metà del 1500 dai Camaldolesi, entrati nel Monastero per decisione del Papa
Gregorio XII, con lo scopo di favorire il riordino morale e materiale del luogo. Il
chiostro è modellato nello stile del Rinascimento: presenta ampi archi,
sostenuti da colonne toscane, sovrastate da una bella trabeazione che divide il
porticato dal piano superiore con le finestre delle celle dei Monaci. L’elegante
loggia sopraelevata presenta svelte colonne con volute coniche, dalla quale è
possibile ammirare l’armonia dell’intero chiostro. Il chiostro, originariamente,
ospitava le aule di lezione, di studio, di riposo e di sorveglianza. Nel mezzo del
chiostro un pozzo monumentale di marmo rosso conferisce signorilità ed esalta
lo stemma dei Camaldolesi: due colombe che si abbeverano allo stesso calice, simbolo
di Eremiti e Cenobiti che attingono forza da Cristo.
- L’ANTICA BIBLIOTECA – SALA DEGLI AFFRESCHI
È posta sopra la sala che era adibita a refettorio e si raggiunge percorrendo
tutta la loggia. La sala suggerisce un ammirato silenzio adatto ad accogliere la
ricchezza culturale e sapienziale custodita, in origine, nei libri e nei codici
presenti nella Biblioteca ed ora sparsi a Venezia e altrove, dopo l’esodo forzato dei
Camaldolesi da Carceri. Le colonne, i capitelli e gli ovoli dipinti conferiscono
alla sala una sobria solennità esaltata da un insieme di affreschi stesi lungo
tutte le pareti e attribuiti alla scuola del Salviati. Ogni figura è collocata
a fianco di colonne scanalate e rettangolari, con i piedi che poggiano su una piccola
base a sua volta collocata sopra un capitello. Pare proprio che le figure abbiano una
propria volumetria, non solo grazie a questa finta architettura, ma anche grazie
all’ariosità dei panneggi. Di particolare efficacia è la
rappresentazione della Madonna Annunciata e dell’Angelo Nunziante, che sembra
rassicurarla dopo averle comunicato il lieto evento. Fra le due figure l’immagine di
Isaia con il rotolo della sua profezia. Altre figure dell’Antico e del Nuovo
Testamento, in parte legate alla vita dell’Abbazia, arricchiscono la Sala degli
Affreschi. Attualmente la Sala, molto apprezzata dai visitatori, è anche
riservata ad eventi letterari, riunioni, mostre pittoriche e fotografiche.
domenica 2 ottobre 2016
VISITA ALL’ABBAZIA di Santa Maria delle Carceri (Pd)
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