domenica 25 dicembre 2016

La storia dell’Ordine di Malta a Borghi d’Europa



Nella giornata dedicata ai Percorsi della Fede che la rassegna informativa Borghi d’Europa ha realizzato dall’1 al 4 dicembre nella Bassa Padovana e nella Bassa Veronese, vi è stato l’intervento
di Marcello Zannoni,Cavaliere di Malta, che ha raccontato ai giornalisti e ai comunicatori invitati
la storia e le vicende del Sovrano militare ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, comunemente abbreviato in Sovrano militare Ordine di Malta (in sigla SMOM).
È riconosciuto da una parte della dottrina, seguita dalla giurisprudenza italiana e da gran parte della comunità internazionale come soggetto di diritto internazionale, pur essendo ormai privo del requisito della territorialità. In effetti l'Ordine ha come suo unico collegamento con la comunità internazionale il fatto di aver governato un tempo Rodi e poi, fino alla fine del Settecento, Malta.
Dal 1834 l'Ordine ha sede a Roma in via dei Condotti, presso piazza di Spagna; è presente in oltre 120 paesi con iniziative a carattere benefico ed assistenziale e ha un seggio all'ONU come osservatore dal 1994. Si qualifica come ente sovrano ed in base al riconoscimento dello Stato italiano la sua sede – il Palazzo Magistrale – e la villa di Santa Maria del Priorato sull'Aventino godono dello status di extraterritorialità.
















La Chiesa della Madonna di San Genesio nei ‘Percorsi Internazionali della Fede’



L’incontro sul tema ‘I Percorsi della Fede’ della rassegna informativa Borghi d’Europa (1-4 dicembre), ha toccato anche il Monastero di San Salvaro nel Comune di Urbana.
Il Sindaco Marco Balbo ha fatto gli onori di casa, soffermandosi sui temi storici e culturali del sito.
Fra gli interventi anche quelli della Locanda Il Mulino Pizzon di Fratta Polesine e di Michelangelo Caberletti,che ha presentato la storia della Chiesa della Madonna di San Genesio a Stienta (Ro).
Caberletti stesso è Autore de “La chiesa della Madonna di san Genesio e la millenaria presenza benedettina tra Stienta, Gaiba, Ficarolo e Salara”,vincitore della decima edizione del premio Francesco Ravelli, istituito dal Comune di Ficarolo per promuovere la conoscenza storica della comunità polesana .


“Diversi interrogativi circondano la chiesa della Madonna di San Genesio, piccolo e solitario santuario mariano nella campagna di Stienta, e a rispondervi ci ha provato Michelangelo Caberletti, studioso originario di Stienta che, grazie all’esperienza acquisita in precedenti ricerche e alla conoscenza diretta dei luoghi, ha ricostruito la storia del territorio compreso fra Stienta, Gaiba, Ficarolo e Salara. Le ricerca hanno documentato la presenza benedettina già nell’anno 978 con la donazione delle terre di Stienta da parte di Adalberto Atto di Canossa, avo della contessa Matilde, all’Abbazia di Brescello. Una scoperta che chiarisce anche il perché del toponimo San Genesio, derivato non dal martire romano Genesio, mimo di teatro, come finora si riteneva, ma dall’omonimo santo vescovo patrono di Brescello, cui era dedicata l’antica abbazia benedettina di tale città. Grazie a numerosi documenti inediti l’autore fa rivivere la storia delle grandi corti benedettine di Caselle (Gaiba), Croce (Salara) e Cascina San Genesio (Stienta), documentando la loro consistenza fondiaria, la dotazione di animali e l’evoluzione dei fabbricati, le cui imponenti vestigia sono tutt’ora testimoni di un passato glorioso. Caberletti inserisce, nella complessa vicenda monastica, la storia della devozione popolare versola Madonna, detta di San Genesio, un culto che nasce e si sviluppa all’intern “o della tenuta benedettina di Stienta, ma che finisce per coinvolgere anche le comunità limitrofe e la stessa città di Ferrara.
La primitiva edicola nella quale un ignoto artista aveva dipinto la venerata immagine della Madonna col Bambino, veniva inglobata all’inizio del Seicento in un oratorio che nel 1670 sarà trasformato in una pregevole chiesa campestre, opera dell’architetto Giovanni Battista Barbieri di Ferrara (progettista anche della chiesa di Castelmassa). Un santuario mariano dotato di osteria con alloggio per i pellegrini, di un sacerdote residente, luogo di preghiera ma anche d’interessi materiali.”